PISTOIASETTE

La SPI CGIL segnala ancora problematiche per la Sanità pubblica sulla Montagna Pistoiese

  • SANITA'
  • 11:55, 14/07/20
  • di redazione

Continuano le segnalazioni sui problemi del funzionamento della Sanità pubblica sulla Montagna Pistoiese. Passata l'emergenza Covid pensavamo che si potessero finalmente superare tutte le problematiche che esistevano e che come Lega SPI CGIL abbiamo più volte denunciato. Pensavamo che l'intesa faticosamente raggiunta nel 2019 fra i Sindaci della Montagna e la Regione trovasse immediata applicazione:  6 nuovi medici ospedalieri, 1 medico in più al pronto soccorso quando l’altro si assenta con la macchina medica, una figura di coordinatore con funzione di referente/resposabile del PPI-A

Ben poco di tutto questo è stato realizzato e la nuova TAC funziona solo parzialmente, sembra invece che quell'intesa sarà realizzata entro dicembre; un dilazionamento nel tempo che non ci piace e ci preoccupa. E se oltre a questo aggiungiamo il problema dei pochi medici di famiglia presenti sul territorio che fra l'altro non vengono sostituiti in tempo quando vanno in pensione,possiamo  capire come ancora sia insoddisfacente  la "sanità pubblica" sulla montagna.

Nostri iscritti  denunciano diverse disfunzioni su cui vorremo avere qualche delucidazione. All'Ospedale non misurano più la temperatura quando si entra,  code di cittadini ad aspettare, all'aperto, il proprio turno per entrare al CUP (inaccettabile per gli anziani o per persone con handicap);  dopo la prima coda arriva la seconda per fare le analisi del sangue. Ci sono persone senza i denti perché hanno iniziato il trattamento prima del COVID e adesso si devono sentir dare l’appuntamento a dicembre perché il dentista provvisorio che c’è ora non garantisce tutti i trattamenti. Malati cronici sotto Chronic Care Model, una volta  "protetti"  non hanno più tale priorità e sono lasciati alle cure dell’infermiera di famiglia h24 che non si sa se esiste oppure no. Per adesso sappiamo che ci sono le infermiere domiciliari per le medicazioni e i prelievi, quelle di sempre insomma.  La mensa il sabato e la domenica c'è solo per i pazienti ma non per le infermiere e i medici.

Noi crediamo che l'emergenza Covid abbia dimostrato l'importanza del presidio ospedaliero di san Marcello e la necessità di un suo potenziamento. Ma non bastano gli ospedali. La "salute" dei cittadini non si tutela solo con gli Ospedali, anzi. Ci vogliano i servizi sanitari territoriali degni di questo nome. Ci vogliono le Case della Salute (ma non targhette attaccate fuori dagli uffici). Ci vogliono infermieri sufficienti per l'assistenza domiciliare. Ci vuole la telemedicina (ma per farla funzionare è necessario che il segnale arrivi anche in montagna).

Ci vuole una vera medicina preventiva e di genere. Ed i servizi sanitari sul territorio devono nascere dai "bisogni di salute" che devono essere capiti, individuati e su cui  si devono costruire le risposte adeguate; se in un Comune si muore di tumore al colon tre volte di più che in un altro Comune, bisogna capirne il perché, trovare le cause, le soluzioni e la risposta sanitaria necessaria. Insomma occorre attrezzare diversamente la sanità in montagna.

E se questo non viene fatto non stupiamoci poi se le persone, soprattutto i giovani , abbandonano il territorio. Non stupiamoci se gli anziani, sempre più soli, e molte volte incarcerati di fatto nelle loro case, si sentono abbandonati. Non stupiamoci della rabbia che monta. Se si chiudono gli uffici postali, le banche, se i trasporti pubblici sono insufficienti, se la sanità non dà le risposte che dovrebbe dare, i cittadini non possono che protestare e cercare di lasciarsi alla spalle questo territorio. Di promesse ne abbiamo avute tante.

 

redazione

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